Prata Principato Ultra, un piccolo paese posto a 10 km da Avellino, si trova a cappello di una deliziosa collina formata da un greto compatto e da ciottoli. E’  lambita dal fiume Sabato con il quale confina ad oriente, mentre a mezzogiorno confina con la strada consolare che conduce alle Puglie, ad occidente con Pratola Serra, a settentrione con Altavilla Irpina. Dista dall’odierna città di Avellino 10 km, da Benevento circa 22. Un paese prevalentemente agricolo,  di circa  3000 abitanti, è posto ad un’altitudine di circa 310 metri.

Il paese fortemente danneggiato per il terremoto del 1980, reca oggi i segni della ricostruzione: le antiche case, quasi tute a due piani, sono state ristrutturate e dipinte in tenui colori pastello. Molte conservano splendidi portali in pietra, su cui fanno bella mostra imponenti stemmi araldici.

Attraversando il corso principale del paese, su cui si affacciano piccole botteghe, qualche bar sulla cui soglia siede qualche canuto vecchietto, si giunge nella piazzetta con i sui monumenti ai caduti, l’antico cannone, testimonianza di antiche battaglie, e la settecentesca chiesetta di San Giuseppe, semplice nello stile. Architettonico, dalla linda facciata finemente decorata da stucchi, come imponeva il gusto dell’epoca. Il paese un’incantevole cartolina: camminando per le strade, lo sguardo è catturato dal verde dei monti, dalle casette che si tengono per mano, dagli antichi portali; l’atmosfera è rimasta di tono familiare, discreta, ovunque si prova una sensazione di pace; qui oltre alle bellezze ambientali, alla storia e alla cultura, vengono offerte al visitatore condizioni di vita non inquinate dai rumori e dal traffico della città, ma soprattutto squisita e genuina ospitalità.

Prata occupa un posto nella storia dell'arte perché nel suo territorio, a qualche chilometro dall'abitato, si trova l'antica BASILICA dell'ANNUNZIATA.

Essa si manifesta così monumentale da costituire un vanto per l'Irpinia.

Il Monumento sorge a ridosso di una collina tufacea ed in località che doveva contenere un cimitero pagano, come ci rivelano parecchie tombe venute alla luce e poi distrutte, ed alcuni sarcofaghi di pietra, dal coperchio a tetto spiovente, con due frontoni e con acroteri agli spigoli, le cui iscrizioni non portano simboli cristiani.

Operando dei lavori di sbancamento da parte di privati, nei campi attigui alla basilica sono venute alla luce delle tombe, per cui la Sovrainten­denza ai monumenti della Campania, ha diffidato i proprietari a non effettuare ulteriori scavi nella zona di rispetto e nella zona archeologica adiacente alla basilica.

Purtroppo, l'opera dell'uomo ha trasformato il paesaggio primitivo che esercitava un fascino di mistero. Una piccola valle raccolta, chiusa di collinette tufacee cinge tutt'intorno il Santuario e il verde della primavera rende il luogo suggestivo.

Alberi di pini nel piazzale antistante offrono al visitatore un'om­bra che insieme a quella proiettata dagli alberi delle colline tufacee, lascia avvertire qualche cosa di misterioso, ieratico. Un ruscelletto a poca distan­za, con lieve mormorio scorre nella valle.

Recentemente i Missionari della Redenzione di Visciano, hanno costruito un grande edificio, che sinceramente distrugge gran parte della suggestività della zona.

La chiesetta si erge maestosa nella sua architettura di carattere rustico; la facciata è stata costruita soltanto poco più di 60 anni fa, di nessuno interesse artistico, essa conserva tuttavia ai lati due colonne frammentarie antiche con capitelli corinzi.

Il piazzale antistante ha una grande importanza archeologica, infatti in occasione dello scavo effettuato nel 1951- 55, ad opera della Sovrainten­denza, nel piazzale, vennero alla luce le fondazioni e la parte inferiore di due chiese, che certamente si sviluppavano nell'area del prolungamento moder­no della basilica, addossate al banco tufaceo che lì arrivava.

Di esse la più recente e più grande aveva racchiuso nel suo perimetro l'area di quella precedente, forse demolita per consentire la costruzione della seconda e più ampia o forse crollata per uno dei tanti terremoti succedutisi nella zona. Sta di fatto che la struttura muraria dell'una e dell'altra, ad opus incertum, è molto simile a quella degli edifici beneven­tani di età longobarda anteriore all'VIlI secolo. E' evidente perciò che si trattò di due Chiese cimiteriali, come le tonte terragne in esse rinvenute dimostrano, succedutesi l'una all'altra a non grande intervallo di tempo, come centro del complesso catacombale.

Per conseguenza sembra logico pelate che la basilica sorse al posto della chiesa quando questa crollò per un movimento tellurico, in quanto non pare plausibile che essa sia stata costruita quando era ancora in piedi l'altra. Tanto più che, a parte la brevissima distanza tra loro, la basilica venne realizzata in un vano in parte preesistente nella roccia tufacea, per assolvere in condizioni di sicurezza e certamente  coni maggiore aderenza la funzione di oratorio centrale delle catacombe.

Non per motivi sismici, invece, essa finì allo scoperto e dovette essere rivestita in gran parte di muratura. Ciò avvenne per la rimozione delle pareti tufacee  in tempi molto lontani, come dimostra il carattere  della muratura stessa, tra la quale evidenti   sono le lingue di roccia superstite, muratura amorfa, affine  a quella della  parte anteriore aggiunta nel Settecento e dell'altra soprastante, oggi cancellata solo nella facciata principale.

Il materiale usato per la costruzione della basilica è di diversa natura, rinvenuto nelle adiacenze; questo testimonia l’esistenza di una vita feconda non lontano da questi luoghi.

CENNI STORICI

 

Un accurato esame della Basilica di Prata fa supporre che la costru­zione abbia attraversato tre distinti periodi storici e che ci troviamo di fronte ad una basilica frammentaria.

 

1) Il primo periodo è quello delle persecuzioni (fino al IV sec.).

 

L'antico Cimitero pagano e le cave annesse, saranno servite ai primi cristiani per luogo di rifugio, di preghiera e per cimitero. In questo tempo saranno state scavate nel tufo le cripte ed i nicchiorii ai quali si doveva accedere mediante un  cunicolo laterale ben nascosto ed ora reso impraticabile dalle  frane. A questo periodo ed anche al successivo si debbono assegnare le arche di terracotta delle quali una sola è pervenuta per intero, però senza coperchio. E' certo che Prata divenne cristiana in epoca assai remota.

Simon Pietro, Primo Pontefice della Chiesa cristiana nominò il primo episcopus proprio nella vicina città di Benevento.

Anche se alcuni smentiscono questa tradizione, resta il fatto inequivocabile che le Catacombe attigue alla Basilica, risalgono al il secolo.

L'esistenza di questa antichissima catacomba nel territorio abellina­te, a una grande distanza dal confine con Benevento, rende verosimile, secondo lo Scandone, la diffusione della nuova dottrina da Benevento in Abellinum.

Negli “' Atti di S.Ippolisto si trova accennata chiaramente la catacomba di Prata  o un altro luogo simile, quando si parla di un secreto  recesso in cui una volta quel Santo sacerdote perseguitato, per trovare scampo, si ritirò a celebrare di nascosto i divini misteri e a battezzare i catecumeni, da lui convertiti ed istruiti.

Il Taglialatela riferiva la Basilica di Prata ad Avellino.

Lo studioso era giunto a questa conclusione, avendo considerato il sito dell'antico Abellinum; difatti i confini di questa città si estendevano in direzione di Prata. Inoltre, considerando che i cimiteri romani erano situati abbastanza lontano dalla città, lo studioso, assegnava l'insigne monumento di Prata ad Avellino. Quindi la necropoli avellinese si era estesa fino alta e la Basilica cimiteriale, sorta su un tempio pagano dedicato a Marte, come appare da una iscrizione, fu usata dai cristiani per il culto del loro Dio.

La Basilica con la catacomba messa è il più antico monumento cristiano di Avellino e, precisamente del tempo in cui i seguaci di Cristo, dichiarati dal governo imperiale nemici della Patria e dell'umana società erano cercati e perseguitati a morte.

Da indizi si riconosce il luogo dov'era la cattedra del Vescovo. Infatti in fondo all'abside si apre una nicchia che doveva contenere tale seggio.

Il muro porta delle rattoppature dei fori nei quali erano infissi gli appoggi del seggio. In sostegno dell'opinione errata che la Chiesa di Prata, che era unita con un adito murato alla catacomba, fosse stata la sede degli antichi vescovi di AbeIIinum, sta il fatto che la Basilica fu "mensa" del Vescovo di Avellino, che la godeva con il titolo di abate.

Questo fece supporre che la Basilica fosse una delle prime sedi dei Vescovi di Avellino.

 

2) Secondo periodo (IV-VI secolo).

 

Periodo Cristiano orientaIe.

 

Questo periodo precede l'arte bizantina ed ha conservato la ricchezza e l'armonia dell'arte romana pur sotto l'influenza orientale.

Cessate le persecuzioni, la Chiesa esce dalle catacombe.

Le cripte vennero alla luce mercè l’abbattimento delle pareti tufacee esterne e si costruì una Basilica, con aula basilicale ad unica navata, utilizzando i materiali di edifici pagani, per l'appunto detta « frammentaria».

Possiamo, perciò dire che lo spazio perla sua costruzione, fu ricavato ampliando il vano di alcuni cubicoli e abbattendo qualche ambulacro in quella parte della catacomba che precede una vasta cripta ed è meno infossata nel terreno, di più recente scavo e meglio esposta verso oriente.

il lato destro dell'aula, quasi nella sua interezza e una piccola parte del lato sinistro, furono ottenuti utilizzando quasi fino al principio della volta, la compatta parete di tufo.

La facciata, il fianco sinistro, i robusti ingressi e le volte furono costruiti in muratura.

Di questa primitiva basilica restano alcune colonne e tre capitelli comizi romaneggianti, con le foglie di acanto poco modellate e con le modanature rattrappite.

Restano ancora delle colonnine in terracotta baccellate a spira, che oggi ornano gli archetti dell'abside ed alcuni tratti di affreschi nascosti sotto un nuovo strato di stucco che riporta affreschi più recenti.

Scandone ammetteva che la costruzione o riparazione della Basilica, nella sua forma attuale, dopo aver subito un primo probabile rifacimento ad opera del Vescovo S.Sabino, risalisse all'epoca che prece­dette la conquista longobarda. Essendo  i longobardi notoriamente nemici e persecutori dei cattolici, lo storico assegnava la costruzione all'ultimo quarto deI secolo VI e precisamente agli ultimi anni dell'esarcato di Narsete.

 

 

3) Terzo periodo detto Bizantino (sec. VI-IX).

 

L'arte orientale proveniente da Bisanzio, salvò l'eredità artistica del mondo antico, la serbò e la svolse durante i secoli in cui l'occidente era agitato. il lungo dominio greco nell'Italia meridionale, i numerosi monasteri, produssero una fioritura artistica con carattere bizantino: arte popolare di mediocre valore estetico, senza impronta personale e sottoposta a regole fisse, tradizionali.

La Basilica di Prata dovette essere ampliata e decorata con affreschi in gran parte distrutti.

A questo periodo appartiene la Vergine Orante ed anche il capitello bizantino degenerato dal corinzio, non modellato, ma frastagliato con effetto di ricami, anzi di involucri a traforo che avvolge il nucleo.

LE CATACOMBE

 

Attigua alla Basilica, sul lato sinistro, troviamo la Catacomba. Essa rappresenta un considerevole avanzo, ma doveva essere molto più vasta se si pensa alle molte grotte sparse per le adiacenze.

E' scavata tutta nel vivo del calcare tufaceo ed ha caratteri che si  differenziano da quelli riscontrati nelle catacombe di Roma per l'ampiezza e la disposizione degli ambienti; tali caratteri la fanno paragonare piuttosto a quella di S Gennaro dei Poveri a Napoli e a quella di Siponto.

La Catacomba si apre a foggia di una grande sala circolare con dieci arcosolì, cinque per lato, ridotti purtroppo in cattivo stato, cosicché non si possono vedere né loculi né pitture.

La Catacomba probabilmente adibita in primo tempo a solo cimitero, in seguito servì come luogo più appartato ai seguaci della nuova Fede, per compiervi le Sacre Funzioni, prima che l'editto di Milano del 313, col quale l'imperatore Costantino concedeva lìbertà al culto cristiano, avesse indotto i fedeli alla costruzione della piccola Basilica.

Gli affreschi, secondo alcuni non rivelano un’età  posteriore al terzo secolo. Si sa che nell'iconografia paleocristiana erano rarissime le rappresentazioni della Passione e della Trinità, erano in uso le scene del Vecchio e Nuovo Testamento.

Sebbene la scena dell'Annunciazione affrescata, abbia caratteri più recenti' essi risalgono a quel periodo, in cui, pur avendo i fedeli ottenuta libertà di azione, continuarono a compiere i sacri riti nel luogo che era servito per sottrarsi alle precedenti persecuzioni e per rimanere presso le tombe dei propri cari, finché non si fosse reso possibile, per disponibilità di mezzi o per autorizzazione delle autorità ecclesiastiche, la costruzione di chiese all'aperto.

In questo periodo appunto, che si può definire, di transizione, si riscontra nelle catacombe paleocristiane una più fastosa decorazione e vi si trova nella disposizione iconografica, la prima traccia della Basilica Cristiana.

Nel fondo della grande sala, s'apre un ingresso che mette ad un'altra meno vasta; la cella o edicola interna ha due arcosoli cioè,    chiuse da mense e sormontate da una nicchia arcuata.  Nella profondità della cella circolare vi si  osservano degli ornati di scanalature; nel mezzo vi è una grande ara in laterizio anche con tracce indecifrabili di pitture. E' sormontata da una rozza croce di legno che ricorda alla memoria dei vivi, il sacrificio di coloro che vissero una intensa vita di fede ed ebbero più esatta la visione di Dio.

Chi s'inoltra nell'ampia cripta avverte un senso di sacro sbigottimento e di rispetto; si teme di turbare, anche solo col respiro, la raccolta quiete, la chiara semplicità delle cose umili e pure.

Nella oscurità degli ambienti, si ha la sensazione di vedere un vagolare di lievi ombre e, mentre il mondo è dimenticato, sembra avvertire un mormorio di voci in preghiera.

La Catacomba è poi sormontata da un'ampia conca, incavata nella collina tufacea, denominata localmente « Grotta dell'Angelo » che offre uno spettacolo bellissimo ammantata com'è da spesse cortine di edera e da rigogliosa vegetazione. Qui si notano pitture, anche se deperite e rovinate dal tempo. Sull'ingresso ad una piccola grotta e precisamente sull'intonaco che sostiene l'entrata, sono raffigurati: il Cristo Giudice, dai capelli  rossicci, col volto atteggiato a tristezza e l'Angelo dalle grandi ali spiegate, con la spada in pugno.

 

 

LA BASILICA DELL'ANNUNZIATA

 

 

La Basilica sorge a sinistra della cripta ed è di grande interesse per la struttura architettonica e decorativa dell'abside e per l'ornamento pittorico. Entrando vi si trova tutta la fragranza e la dolce sentimentalità del primitivo misticismo cristiano.

La facciata è modesta nella sua architettura di carattere rustico, in tufo locale; è di recente costruzione, circa quarant'anni fa; antico però è il basamento dove essa sorge.

Notevoli sono poi le colonne laterali all'ingresso, formate da rocchi frammentari di granito nella parte inferiore, di marmo bianco baccellato nella parte superiore.

Fiancheggiano i primi, altri due tronchi di granito sormontati da capitelli di

diametro non corrispondente a quello del sommoscapo dei tronchi e formano altre due colonne.

Esse facevano parte della primitiva Basilica e furono collocate nell'attuale disposizione quando questa fu ampliata con una cappella trasversa, ove su un'altare di marmo, è posta la statua lignea della Vergine Annunziata

A sinistra, dove si apre l'ingresso al giardino che conduce alla catacomba, ~ apposta una lapide che ricorda la visita dell'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia che nel 1932 onorò di una sua visita la monumentale Basilica.

La Basilica è costituita da una parte nuova e da una antica.

La nuova Basilica e stata costruita verso il settecento, un'architettura amorfa, di non grande interesse artistico, anche se restaurata e decorata di recente. Un gradino la divide da quella antica.

Sulla volta che separa la vecchia dalla nuova, sono effigiati da ambedue i lati due stemmi: quello a sinistra ricorda che sotto il pontificato del Papa Pio IX, nel 1874, la Basilica fu riconosciuta «Arcibalistica» e furono annessa ad essa i privilegi della Basilica Lateranense.

L'ltro stemma ricorda la benedizione del Vescovo e  l'ann del restauro.

 

La Basilica antica

 

Alcuni studiosi e critici ritengono che la basilica sorse al posto di un'altra chiesa quando questa crollò per un movimento tellurico, in quanto « non pare plausibile che essa sia stata costruita allorchè era ancora in piedi l'altra. Tanto più che, a parte la brevissima distanza tra loro, la basilica venne realizzata in un vano in parte preesistente nella roccia, per assolvere in condizioni di sicurezza c certamente con maggiore aderenza la funzione di oratorio centrale delle catacombe ».

Non per motivi sismici, invece, essa finì allo scoperto e dovette essere rivestita in gran parte in muratura. Ciò avvenne per la rimozione delle pareti  tufacee esterne in  tempi non molto lontani. come dimostra il carattere  della muratura stessa, tra le quali sono evidenti le lingue di roccia superstite.

Dopo l'ultimo restauro, si ha la certezza che la struttura interna della Basilica è integra.

Liberata infatti l'aula dagli intonaci e dagli stucchi che la facevano ritenere coeva alla parte settecentesca aggiunta, essa è apparsa contemporanea alla zona absidale nota, con la quale costituisce un organismo unitario. Dall'impianto semplice, questa sorta di navata unica con volta a botte ribassata, ripartita da tre grandi archi impostati su pilastri massicci aggettanti dalle pareti, dei quali i primi due poggiano su mensoloni alti, per dar posto a destra, ad una porta, richiama una severità non comune, dando maggiore risalto all'originale presbiterio.

Delimitato da un trifurium custodito da un'ampia arcata centrale su colonne antiche e capitelli ionici e da due irregolari arcatelle minori di accesso al deambulatorio scavato, ad una quota più alta, nel tufo, esso ha nel mezzo un abside che si volge con pianta a mezzo ellissi.

In fondo a questa un nicchione pure con volta a semicerchio e sopraelevato rispetto al sedile in muratura per i sacerdoti che corre lungo la prima' evidentemente per accogliere la cattedra del Vescovo, interrompe la serie di archetti che partendo da due cippi si svolgono su colonnine tortile di terracotta impostate su un alto stilobate e, mettendo il vano absidato in comunicazione con il deambulatorio stesso, rendono certamente singolare il complesso.

il presbiterio risulta asimmetrico rispetto alla navata.

Questo, secondo alcuni per un «virtuosismo costruttivo», per poter ottenere nell'interno maggiore quantità di luce possibile, che filtrando dalla finestra di sinistra mettesse in risalto la mossa zona terminale (Lepore); secondo altri (Rotili), il lieve spostamento fu determinato da motivi, pratici, dalla tecnica della costruzione in uno spazio chiuso, così come tanto la finestra a sinistra dell'abside, quanto le altre quattro, due per lato tra pilastro e pilastro, furono aperte allorchè venne mossa la massa tufacea esterna.

L'assenza dell'arco di scarico e il taglio nella muratura che riveste la roccia dimostrano che esse sono di rottura.

L'arco di scarico. compare invece nell'architrave della porta tompagnata a destra, subito dopo l'ingresso, e su quelle delle porte che ancora si aprono dopo il terzo pilastro nelle due pareti.

Quella di siinistra immette in un cubiculo, l'altra in un cunicolo, confermando così, insieme al vasto antro dietro l'abside, che la basilica, completamente sotterranea  e suggestivamente illuminata dalle lucerne, cui erano destinate le due piccole nicchie disposte l'una di fronte all'altra sulle pareti presso l'ingresso, fu l'oratorio e l'atrio delle catacombe.

Néli1in:icme vi si trova di fronte ad un complesso architettonico, armonico, serrato, pieno di vita.

I contrafforti mediani, si uniscono al principio delle volte e racchiu­dono due grandi nicchie ad arco, affrescate da un ignoto pittore del sec. XVII.

Sono raffigurate figure di santi, tozze, dall'espressione volgare, ma non prive di sforzato movimento.

Alla sinistra è affrescato S. Giovanni e S. Nicola alla destra troviamo un S. Antonio col Bambino. Qua e là per le crepolature dell'intonaco si rivelano un tempo affreschi più antichi.

L'aula basilicale presenta le seguenti dimensioni: lunghezza m. 13; altezza fino al sommo delle volte m. 6,80, le pareti hanno lo spessore di cm. 75 e presentano parametri in opera mista composta da un filare di tufo, ogni tre filari di sottili mattoni rettangolari e da spessi strati di malta; essi rivelano modi di costruzione del secolo IV.

L'abside è largo m. 2,80, lungo 3; alto fino all'impostatura dell'arco m. 4; la corda dell'arco misura m. 4.

La Basilica, nell'aspetto appare un lavoro di getto, poco curato nei particolari e costruito quasi per intero con l'impiego di frammenti di antichità romana Ma in così piccolo spazio, si trova una varietà di motivi, un movimento di masse e il tutto rivela una grande genialità inventiva.

Gli artisti, nel loro lavoro, sono stati guidati e animati da una immaginazione feconda, da uno spirito decorativo raffinato e alla freschezza dell'ispirazione aggiungono una notevole perizia costruttiva, soprattutto per certi accorgimenti statici di grande effetto.

La conca dell'abside sembra reggersi come miracolosamente, tanto appaiono fragili, esili le colonnine che la sorreggono e  più  esili  quasi incorporee le rendono le spire che si attorcigliano intorno (Lepore).

Circa la datazione di questa basilica, non troviamo l'intesa tra i critici e studiosi. Alcuni la ritengono del IV secolo, altri insistono nel datarla al VI e VII secolo.

La critica e l'approfondimento da parte degli esperti e studiosi ci darà, certamente non a lungo, dei risultati più esatti.

Noi vogliamo soltanto sperare che, riprendendo gli scavi nella piazza antistante e nelle grotte, numerose della zona, si possa avere una maggiore luce su questo grande monumento cristiano dell'Italia Meridionale.

TRADIZIONE FOLKLORISTICA ANNESSA ALLA BASILICA

 

Abbiamo parlato precedentemente della Statua lignea posta sudi un altare nella cappella trasversa con la quale la basilica si amplia.

L'immagine ricalca, nella sua massima purezza e semplicità, la scena affrescata nella catacomba. L'Angelo con la destra benedice e nella sinistra reca un giglio, simbolo di purezza; è ripreso in ginocchio, con le ali spiegate.

Maria vestita di umiltà, genuflessa, con le mani giunte, è nell'atto di rispondere rasserenata: < Ecce ancilla Domini...>.

Sovrasta nel mezzo le figure, una colomba raffigurante lo Spirito Santo. il composto ritmo e i raccolti gesti delle figure, significano profon­damente il mistero gaudioso. Non si sa con precisione a che epoca risalga la statua, ma i caratteri la rivelano recente.

il fatto che è stata riprodotta dalla scena antica della catacomba, attesta una devozione per questa immagine che iniziata forse nei primi secoli del cristianesimo, non ha avuto interruzione e sussiste  ancora oggi.

Nell'antica leggenda de « I vespri di Prata > del 1435, si legge, a proposito dell'insurrezione dei pratesi contro i perfidi signori Sanframondi, dell'antica tradizione rnariana.  Infatti, vi si dice:

Volgeva l'anno  1435 e nell'ottava di Pasqua il popolo  intorno al Vescovo nella vetusta  basilica adiacente  alla cotacomba che seppe l'ardo­re dei primi fedeli di Cristo in terra d'Irpinia...

< … Dal seggio episcopale il Vescovo intonava le sacre preci e il popolo devoto rispondeva….

...All'ottava di Pasqua, il popolo si raccoglie devoto intorno all'Abate­ Vescovo, nel rito che da oltre i millenni, nella piccola vetusta basilica, presso le catacombe dei primi fedeli  di Cristo... commuovano ancora le genti che obbediscono alla legge di sempre che è quella di Dio »

(Castagnetti).

Questa millenaria devozione verso la Vergine Annunziata, come appare da questa citazione, è legata strettamente ai primi cristiani.

Sono cambiate le istituzioni, i costumi, il modo di pensare, si è indebolita la fede, ma mai è cessata la devozione non soltanto dei Pratesi vicino o lontani, ma anche degli abitanti dei paesi limitrofi.

Difatti, ancora oggi, la Domenica in Albis, ricorrono i solenni festeggiamenti in onore della Vergine.

Significativa, in questa festività, è una Sacra rappresentazione che richiama, come per un miracolo, migliaia e migliaia di persone provenienti da ogni dove. Essa risale probabilmente al Medioevo, al tempo della fioritura del misticismo, quando si sentì il bisogno di rappresentare in plastico i sacri misteri.

Sappiamo che una viva fede animava le sacre rappresentazioni semplici e spontanee e amabilmente candide. Essa nasce spontaneamente dal popolo, dall'abbandono della libera immaginazione e del sentimento.

Due fanciulle, vestite da « angeli » e sospese in alto ad una corda, come per miracolo, cantano il saluto dell'AVE,  accompagnate da un melodico ritmo. La folla numerosa assiste in silenzio, come ad un celestiale evento, stretta commossa attorno alla statua, mentre qua e là per le circostanti colline, gruppi di persone ascoltano le sacre parole.

Terminato il canto degli « angeli » annunciatori, una lunghissima processione, si muove lentamente, tracciando con la luce delle candele, una scia luminosa. il luccichio che si intensifica nell'ombra della sera' suscita un mistico sentimento.

Dopo aver percorso le vie del Paese, il corteo osannante si ferma, il sabato, nella chiesa, parrocchiale, da dove, l'indomani, Domenica in Albis, ricomponendosi ritorna alla Basilica, dove, nella piazza antistante, si ripete la sacra rappresentazione.

Questa tradizione, lungi dal deviare la visione esatta della vita cristiana, rende l'uomo più buono, più semplice, più vicino alla Madre di Dio.