

PRESENTAZIONE
In questa pagina, MOMENTI PARTICOLARI, il punto principale d'incontro è la tavola dove i personaggi rivelano anche aspetti della loro vita, il loro carattere, i loro umori, le abitudini, i vizi, i gusti, i segreti, i piaceri, e i peccati Il periodo? Dagli anni '70 a oggi, con abitudini e stili di vita che cambiano col passare degli anni. Ci si racconta attraverso il cibo, concepito come un diario di viaggio della propria tavola " QUANTA VITA RUOTA INTORNO ALLA TAVOLA " Qui emergono un universo di abitudini, tradizioni, gusti, piaceri, vizi, pettegolezzi, discussioni, scherzi, sfoghi, litigi, segreti, i piaceri, i peccati. Tra ironiche confutazioni gastronomiche, vivaci dialoghi, tradizioni, riti e poesia della cucina, attraverso cibi e vini, e gli inevitabili mutamenti intercorsi nel tempo,
Un raccolta che evidenzia tutta la serenità e la schiettezza d'una terra, Prata P.U., cui si intende rendere giustamente omaggio sia per le sue ben ancorate radici sia per l'arte incomparabile del cucinare caratteristica del luogo sia per il senso stesso della vita, qui vissuta come girotondo di sentimenti, di passioni, d'espressioni.
Personalmente, confesso, non ho perso una sola battuta di questi momenti. Il calore intenso avvertito in questi gioiosi momenti, mi porta oggi, nel rivisitare quelle immagini, un forte senso di nostalgia per occasioni sempre più rare.
" DE GUSTIBUS "
" Vide adunque la donna che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, e bello a vedere, e appettitoso all'aspetto; e colse il frutto, e mangiollo, e ne diede a suo marito, il quale ne mangiò." E' cominciato tutto così, mangiando una mela...
" A tavola si raccontano i tanti momenti che vedono donne e uomini soli o insieme ( talvolta conflittualmente) - alle prese col cibo.
Tutto gira attorno a quella benedetta tavola, "luogo dove trascorriamo parecchio tempo piacevole. Forse il migliore, comunque necessario
LA VITA RACCONTATA IN PUNTA DI FORCHETTA"
Può sorprendere quanto si possa scoprire di una persona guardandola mangiare o conoscendo le sue preferenze culinarie. Il cibo, la golosità e il gusto fanno parte del privato di un individuo e raccontano di lui quanto -se non di più- delle parole. Perchè le parole si possono trattenere e calibrare, ma il piacere o il rifiuto davanti ad un piatto è sotto gli occhi di tutti i commensali.
Un girotondo di abitudini, tradizioni, vizi e pettegolezzi (o gossip come va tanto di moda dire oggi) che racconta come siamo e come eravamo, là dove siamo più noi stessi: intorno ad un tavolo da pranzo. A tavola infatti non solo si mangia, ma si discute, si scherza, ci si sfoga, a volte si litiga, a volte ci si confida, e a volte si tramano intrighi.
"IN SCENA LA TAVOLA"
Qualcosa che non deve mai mancare? L' armonia, che nasce dalla condivisione e, per creare allegria, il colore di tovaglie, piatti, cibo, vini. Infine, la fantasia, che trasforma anche il piatto più semplice in cibo da re."
La tavola, con i suoi riti, la sua storia, le sue tradizioni.
la riunione davanti a una tavola imbandita è un momento spurio, ricco di correlati: la gestualità, il piacere sensuale del cibo, la frenesia colpisce chi è invitato e di chi s’aggira fra i fornelli a preparare il convivio, gli scherzi, le pose, l’abbondanza raffinata e costosa e la gustosità povera; il prima, il durante e il dopo - tavola acquistano la leggerezza di chi non si fa travolgere dalle fatiche della tavola imbandita…
Il piacere della tavola è di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, di tutti i paesi e di tutti i giorni, può associarsi a tutti gli alIl piacere tri piaceri, e resta ultimo a consolarci della loro perdita.
Un grazie a tutti, in particolare al caro ed indimenticabile amico fraterno Pippo, prematuramente scomparso, a Silvestro, Ambrogio, Achille, Antonio, Elio, Carmine, amici di “merenda” di vecchia data, che mi hanno fatto vivere questi momenti indelebili, che il trascorrere inevitabile del tempo, l’arrivo della vecchiaia, dei primi acciacchi, stanno lentamente sfumando, lasciando in me solo il ricordo gioioso, dolce, di uno splendido vissuto, di tempi oramai andati.
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e pe’ cientanni ….
Gigino

FOTO INDIMENTICABILI
UN ALTRO MOMENTO DA SCRIVERE 07.03.2010
PASQUETTA 2010
ESTATE 2010
CENA CON PERSONALE ATA ALTAVILLA GIUGNO 2010
FOTO IN OCCASIONE DEL 55 COMPLEANNO DELL'AMICO ACHILLE
QUELLI DELLA MANSARDA 27 NOVEMBRE 2010
11 agosto 2011 cena add ò barese cn pino
cena del 3 settembre da Silvestro
CENA DEL 10 SETTEMBRE DA ENZO (a guardia)
RICETTE PULECENELLA:
Magnammo, amice mieie, e po' vevimmo
nfino ca nce l'uoglio a la lucerna:
Chi sa se all'auto munno nce vedimmo!
Chi sa si all'auto munno nc'è taverna
Traduzione:
Disse Pulcinella: mangiamo, amici miei, e poi beviamo, finchè c'è olio nella lucerna: chissà se ci vedremo ancora all'aldilà! Chissà se all'altro modo ci sono taverne!
(è una sorta di carpe diem napoletano, un'esortazione a godere la vita e la compagnia reciproca.)
19 ottobre 2011: 2 piatti con il famoso lardo d'Arnald

21 dicembre 2012: "fine del mondo a tavola"
"Pasta e fagioli con cozze" - "Risotto salmone e gorgonzola" - Salmone al forno all'acqua pazza" - "mpepata di cozze con datterini"
24 genn. 2013 Pizza con colleghi ITG carcerario e guardie
Cena in onore di Carmine Antonio febbraio 2013
MOMENTI DI PESCE SETTEMBRE 2013
15 marzo 2014 Revival della Damigiana Folk
PROVERBI, AFORISMI ED ALTRO SULLA TAVOLA
-
Antonio, vieni a prendere un pò di
vino..."
"No, sono astemio..."
"Astemio, andiamo a prendere un po' di vino!"
· Chi ben beve, ben dorme. Chi ben dorme, mal non pensa. Chi non pensa male, male non fa. Chi male non fa, in Paradiso va. Ordunque ben bevete che in Paradiso andrete
· Chi beve vino prima della minestra, saluta il medico dalla finestra
· Buon vino fa buon sangue
· A tavola e a letto nessun rispetto
· Mangiare è un diletto, pagare è un patimento
· La fame non si sazia con le parole
· La pancia non ascolta consigli.
· Pancia vuota vuoi contestare, pancia piena vuoi riposare
· Amicizia di grand’uomo e vino di fiasco, la mattina è buono e la sera è guasto (e anche Amor di servitore o di donna e vin di fiasco ecc.).
· Amicizia stretta dal vino non dura da sera a mattino.
· A San Martino (11 novembre) ogni mosto è vino (o è vecchio ogni vino).
· Chi semina buon grano, ha poi buon pane; chi semina il lupino, non ha né pan né vino.
· Per far un amico basta un bicchier di vino, per conservarlo è poca una botte.
· Robba r’ mangiatoria nun se porta a cunfessoria.
(Le pietanze che si consumano a tavola non vanno portate in confessione)
· Chi tène re ppane nun tène rienti, chi tène li rienti nun tène re ppane.
(Chi ha da mangiare non ha i denti; e questa è la sfortuna dei ricchi. Chi ha i denti invece, non ha di che mangiare; e questa è la sfortuna dei poveri)
· Lu Pataternu manna re ttozze a chi nun tène rienti
(Il Padre Eterno manda il pane duro a chi non ha denti per masticarlo. Traslato: Le cose di valore spesso vanno nelle mani di chi non sa apprezzarle)
· Si nun è zuppa è pane nfussu.
(Se non è zuppa, è pane bagnato. Si diceva a chi usava giri di parole per dire la stessa cosa)
· Re ppane ccuottu face la faccia bbella e lu culu gruossu.
(Il pane cotto fa sì che il tuo volto diventi bello e le chiappe sode. Così si convincevano le fanciulle a mangiare questo piatto povero)
· Pane cuottu a lu àrzone,
acqua e sale a lu pecuraru,
cìciri e fave a lu zappatoru,
maccaruni a li signuri!
(Il pane cotto per il garzone, acqua e sale per il pastore, ceci e fave per lo zappatore, maccheroni per i signori)
· La menestra scaveràta è cumm’a l’amore ca è turnatu.
(La minestra riscaldata ha il sapore della ragazza che fa ritorno dopo essere stata con altri)
· Lu broru quann’è bbuonu faci riscità li muorti.
(Il brodo, quando è cucinato a dovere, ha il potere di resuscitare i morti)
· “Poveru a mme!” ricivu presuttu, quannu se vedde cunzumatu e struttu.
(“Povero me!” esclamò Prosciuto, nel vedersi tutto consumato. E’ la frase canonica di chi ha dato fondo a tutte le sue risorse per far fronte alle spese della casa, di un matrimonio, ecc.)
· P’ n’acinu r’ sale se perde la menestra.
(Per un grano di sale si perde la minestra. Traslato: a volte per un nonnulla si sciupa una cosa bella, si rovina una festa, si rompe un momento di incanto…)
· La votta pìccila tène lu vinu bbuonu.
(Lo botte piccola contiene il vino buono. Una persona minuta a volte mostra qualità impensabili)
· Faci cchiù miraculi na votta r’ vinu ca na ghiesia chiena r’ Santi
(Produce più miracoli una botte di vino che una chiesa piena di Santi. Le preghiere convincono meno di un fiasco di vino)
RICETTE PULECENELLA:
Magnammo, amice mieie, e po' vevimmo
nfino ca nce l'uoglio a la lucerna:
Chi sa se all'auto munno nce vedimmo!
Chi sa si all'auto munno nc'è taverna
Traduzione:
Disse Pulcinella: mangiamo, amici miei, e poi beviamo, finchè c'è olio nella lucerna: chissà se ci vedremo ancora all'aldilà! Chissà se all'altro modo ci sono taverne!
(è una sorta di carpe diem napoletano, un'esortazione a godere la vita e la compagnia reciproca.)
Meglio murì' sazio ca campà diuno.
Quanno 'o vino è buono se venne senza frasca.
Avimmo magnato, avimmo vippeto e 'nc'è trasuto 'o riesto.
Tre cose ha dd'avé la fico p'essere bona: cuollo de 'mpiso, vesta de pezzente e lacreme de puttana.
Tre cose strudeno la casa: zeppole, pane càudo e maccarune.
Uoglio de coppa, vino de miezzo e mmèle de funno.
Dicette frà Lurenzo: nun pazziammo cu 'a sussistenza!
Assettarse sazio e aizarse dijuno.
Pane cu' ll'uocchie, furmaggio senz'uocchie e vino ca fa caccià ll'uocchie.
'A meglia mericina: vino 'e campagna e purpette 'e cucina.
Vino e maccarune songo 'a cura p'e purmune.
Fa cchù miracule 'o vino ca Sant'Antulino.
Dicette l'accio: chesta cantina 'a saccio! Respunnette 'o rafaniello: jammece a fa 'nu bicchieriello! S'avutaje 'o fenucchio: jammuncello a vévere tutto!
Lle piace 'o sciarappiello!
Aréchecta 'Arienzo, uoglio 'e Massa, petrusino 'e testa e aglio 'e padule.
A cuoppo cupo poco pepe cape.
Vale cchiù 'n'aceno 'e pepe ca 'nu strunzo 'e-ciuccio.
P'avé bona 'nzogna s'adda 'ngrassà 'o puorco.
Mettere 'e deta 'nculo 'o puorco pe' gulio 'e lardo.
Quann' 'a cunnimma è poca se ne va p' 'a tiella.
Quann' 'a caurara volle, ménace subbeto 'e maccarune.
Dicette Pullecenella: 'nu macarone vale ciento vermicielle!
Vulé dà trenta muorze a 'nu fasulo.
Magnà 'e nnemmiccule cu' 'a spingula.
Chi sémmena ordiche nun coglie vruoccole.
Ce vò pacienza a magnà carcioffole!
'A carcioffola se monna 'na fronna 'a vota.
Magnarse 'a fronna 'e lauro e 'o fecatiello.
Ogne carne magna, ogne fungio fuje.
S'è aunita 'a carna tosta e 'o curtiello scugnato.
Chi vò 'a carna senz'osso accatta purmone.
A chi 'a carna 'e voje nun l'abbasta, se magna 'e corna ca sò cchiù toste.
Robba 'e mangiatorio nun se porta 'ncunfessorio.
'E peccate so' chille ca esceno e no chille ca tràseno.
chi tène che magnà nun ave a che penzà
chi magna sulo s'affoca
Chi magna fa mulliche.
Chi magna a Natale e pava a Pasca, fa, 'nu buono Natale e 'na mala Pasca.
'A cucina piccerella fa 'a casa grossa.
Si nun sure e nun travaglie nun 'può stennere 'a tuvaglia.
Cena corta, vita longa.
Pe' magnà fatiche e stiente, pe' cacà nun ce vò niente.
'A panza è comm' 'a pellecchia: chiù 'nce miette e chiù se stennecchia.
Meglio c' 'a panza schiatta c' 'a robba resta.
'Nu muorzo 'nnant'a l'ora, nun piglie chiù sapore.
Tené 'o sfunnolo.
Tené 'o mazzeco buono.
Essere 'na bona furchetta.
Stommaco vacante raggione nun sente.
Sacco vacante nun se reje.
Panza mia fatte a cappotto: larga 'a sotta e stretta 'a coppa.
Caurara guardata nun volle maje.
Tene' 'o filatorio 'ncuorpo
'A gatta d' 'o sturente magna 'nu chilo e pesa tre quarte.
Veneno primma 'e riente e po' 'e pariente.
Ossa e pilossa, 'a carna 'e piècuro è tutt'ossa
E' arrivato 'n'tu frate... brodo luongo e seguitate!
'A meglia mericina: pinnule 'e gallina 'e sceruppo 'e cantina.
Dicette don Giuvanne: 'o fecato nun è carna!
Tre C vò 'o raù: cura, cunzevera e cunnimma
'O purpo se coce cu' l'acqua soja.
Vale chiù 'na fella 'e pesce spata ca ciento alicelle.
Dicette '0 ceceniello: pur'io sò pesce!
Dopp' 'o caso n'un ce stanno vivande.
Dopp' 'a prova se cunosce 'o mellone.
Cu' 'e fiche l'acqua e cu' 'e percoche 'o vino.
'A 'nu suovero peluso nu' se pò avé 'na fica truiana.
Mettere 'e fràule 'mocca all'urzo.
Fà cacà l'uva, l'aceno e 'o streppone.
Piglià pizza pe' tortano.
Fà 'a vuluntà 'e Dio e magnarse 'na zeppula.
Tené 'na mano a fà zeppule e 'n'ata a fà cannuole.
Mettere 'a mustaccera 'nnanz' 'e puorce.
Dicette Pullecenella: pe' mmare nun ce stanno taverne...
Dicette Mastu Pascale: tanno vaco pe' mmare quanno fanno 'nu ponte 'e sasicce e 'n'ato 'e supressate...
Dicette Pullecenella: pe' mancanza 'e denare quanti scampagnate me so' perze.
'A carne fa 'a carne, 'o vino fa 'o sanghe, 'a fatica fa jetta' 'o sanghe.
E' meglio essere capa 'e sarache ca cora 'e ciefare.
N'uocchio a 'o pesce e n'ato a 'a gatta.